L'imperatore Costantino, nel tentativo di risollevare le sorti di Roma, cercò la collaborazione della Chiesa cristiana, e i successi furono grandi e inaspettati. Ma, nonostante ciò, solo un secolo dopo la sua morte l'impero crollò nella parte occidentale, sopravvivendo nella parte orientale, quella chiamata Impero Bizantino.
La potenza di Roma stava capitolando, e quello che restava, in Europa, era uno scenario confuso di tanti regni romani-barbarici. Sarebbe riuscita la chiesa cristiana a creare uno spirito unitario e a saldare nuovi legami, in sostituzione dei vecchi ormai crollati?
LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO
Nel III secolo D.C. il politeismo non era più in grado di soddisfare la popolazione, la presenza di troppi dei non dava sollievo o risposte alle inquietudini degli uomini, che preferivano rifugiarsi in religioni che privilegiavano una sola entità superiore su tutte le altre. Oltre al cristianesimo presero piede i culti del dio Mitra, il dio del sole invincibile, e della dea egiziana Iside. Si trattava di culti che prevedevano riti che simboleggiavano il passaggio dalla morte alla rigenerazione, dando nuove risposte alle domande esistenziali degli uomini, ed erano incentrati su un un credo profondo e intimo, si trattava, soprattutto, di culti popolari, praticati dalla gente umile, dalle masse...
La religione cristiana si distinse da questi culti perché riuscì a catturare sia il favore degli umili, offrendo conforto umano e speranza, sia dei ceti dirigenti dell'Impero, ottenendo quindi anche l'appoggio dall'alto. Il cristianesimo propose un'idea di unità religiosa del genere umano visto e concepito come un'unica grande famiglia composta da figli di un unico Dio, senza distinzioni di razza, di ceto e quindi di categoria. Da questa unità derivava quindi la responsabilità di essere solidali gli uni con gli altri, rispondendo non solo di se ma anche dei propri "fratelli".
Apparso con Cristo, e dunque sviluppatosi nel I secolo D.C., il cristianesimo divenne nel giro di un paio di secoli una religione di una certa importanza a cui aderiva una minoranza consistente di persone, e diffusa un po' ovunque all'interno dell'impero romano.
Tra i primi adepti non si trovavano solo persone di umili origini, come schiavi e poveri, ma rappresentanti di ogni ceto sociale mossi dall'ideale di uguaglianza in una società che, invece, era fondata sulla diseguaglianza.
Alle incertezze dell'epoca la religione cristiana seppe rispondere additando nel peccato la ragione di ogni male, e offrendo ad ogni essere umano una via di liberazione e di salvezza.
La gerarchia della Chiesa iniziò a svilupparsi intorno al III secolo D.C, con forme in parte sopravvissute fino ai nostri giorni. Seguendo l'esempio dell'amministrazione imperiale si organizzò in Diocesi, a cui facevano capo le città capoluogo. A capo di ogni diocesi era posto un vescovo, assistito da sacerdoti, consiglieri più anziani, e da diaconi, faccendieri pratici.
Le persecuzioni dei cristiani nascevano dall'accusa di essere dei sovversivi. Nel 303, sotto l'impero di Diocleziano, si assistette ad una delle persecuzioni più sanguinarie: Diocleziano aveva imposto a tutti i sudditi il dovere di adorarlo come un dio, e di celebrarlo attraverso un rito pagano che consisteva nel gettare una manciata di incenso nel fuoco, recitando una preghiera. Molti cristiani si piegarono a questo gesto ma, una frangia di cristiani particolarmente ferventi rifiutarono di eseguirlo, preferendo la morte.
A Diocleziano succedette Costantino, imperatore non cristiano ma illuminato dal pensiero che la fede cristiana potesse aiutare l'impero romano a riacquistare grandezza. E, sulla base di queste convinzioni, decise di cambiare i rapporti con la Chiesa.
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