La vita degli antichi romani: la famiglia, le professioni, la donna, l'abbigliamento, la scuola, le case, le terme e il tempo libero
La famiglia romana: il potere del capo famiglia
Le professioni lavorative
L'ambizione principale degli uomini era quella di ricoprire ruoli importanti nelle cariche pubbliche, le carriere erano strutturate secondo schemi molto precisi per cui si poteva accedere in modo progressivo e gerarchico alle diverse posizioni, a partire da una certa età e per un certo numero di anni, terminati i quali si passava ad un ruolo più importante e prestigioso.
Le magistrature minori comprendevano i questori che avevano il compito di punire i trasgressori delle leggi, gli edili che stabilivano la programmazione dei lavori pubblici e il pretore che dirigeva i tribunali. Nelle magistrature maggiori si trovava il censore, responsabile del patrimonio dello stato e del comportamento dei cittadini, il console che comandava l'esercito e il dittatore che sostituiva i consoli nei momenti più critici.
La vita delle donne romane
Le donne dovevano obbedire al padre prima e al marito poi, la loro vita si svolgeva tra le mura domestiche dove si occupavano della filatura e della gestione delle ancelle, le occasioni di vita sociale erano poche per loro. Durante la monarchia e il periodo repubblicano le donne erano costrette a una condizione di estrema austerità, durante l'impero la vita concedeva loro qualche frivolezza in più nell'abbigliamento e nelle occasioni sociali: le acconciature divennero molto elaborate, molto tempo veniva dedicato alla cura del corpo e al maquillage del viso.
L'abbigliamento dei romani
L'abito femminile era composto da una tunica su cui si indossava una stola, lunga fino alle caviglie, allacciata sulle spalle attraverso le fibbie e munita di cintura. Per uscire di casa, poi, indossavano ancora un mantello chiamato palla, che copriva anche la testa. Le donne facoltose sfoggiavano poi gioielli e fermagli vistosi.
L'abbigliamento degli uomini prevedeva la tunica, lunga fino al ginocchio, senza maniche e stretta alla vita da una cintura. Sopra alla tunica si indossava una toga, un lungo telo, in genere di lana bianca, drappeggiato sulle spalle e intorno al corpo.
L'abbigliamento degli uomini prevedeva la tunica, lunga fino al ginocchio, senza maniche e stretta alla vita da una cintura. Sopra alla tunica si indossava una toga, un lungo telo, in genere di lana bianca, drappeggiato sulle spalle e intorno al corpo.
La scuola romana
Nei primi anni dell'infanzia, i bambini e le bambine venivano allevati dalle nutrici prima e seguiti dai pedagoghi poi, che li educavano fino ai 7 anni, quando iniziava il vero e proprio percorso scolastico.
I bambini potevano studiare privatamente, da insegnanti appositamente assunti dalla famiglia, o in appositi istituti, fu soprattutto nella Roma imperiale che la struttura scolastica venne regolamentata in modo capillare e complesso.
Ai bambini veniva prima insegnato a leggere, a scrivere e le basi della matematica, verso i tredici anni passavano ad un grado di studi superiore ed erano seguiti da un grammaticus che insegnava loro l’arte della retorica, fondamentale per tutte le carriere importanti, e parallelamente studiavano geografia, storia e scienze naturali.
L’ultimo grado di istruzione era poi fornita dai rethor, in questa fase i ragazzi apprendevano l’arte dell’eloquenza, indispensabile per intraprendere l’attività politica.
Prima dell'istituzione della scuola, l'educazione inizialmente era affidata alla famiglie, i padri si occupavano di insegnare a leggere e a scrivere ai figli maschi e le madri insegnavano alle figlie come occuparsi dei lavori domestici.
Alla fine del III secolo d.C., quando nacquero le prime scuole pubbliche i ragazzi potevano imparare il greco attraverso gli insegnamenti dei maestri greci, molto stimati nella società romana. Raggiunti i 12 anni di età, erano sempre meno i ragazzi che potevano proseguire gli studi, e ancor meno erano quelli che concludevano il proprio ciclo di studi sotto la guida di un retore che insegnava l'arte dell'oratoria, considerata importantissima nella cultura romana perché indispensabile per affermarsi con successo nelle professioni più prestigiose. La suola non era comunque alla portata di tutti, solo le famiglie più facoltose potevano dedicare tempo e denaro all'educazione dei figli, ma le scuole non erano esclusivo appannaggio maschile, anche le femmine potevano accedervi anche se, raggiunta l'adolescenza, alle ragazze non venivano più impartite lezioni di grammatica o matematica ma di danza, canto e musica.
Le abitazioni romane
Le domus
I romani più ricchi vivevano nelle domus, case di grandi dimensioni, di solito a un solo piano, che non avevano finestre affacciate sulla strada ma prendevano aria e luce dall'atrium centrale, un locale interno non coperto dal tetto dove si trovava anche l'impulvium, una vasca adibita alla raccolta di acqua piovana. Dall'atrium si accedeva al tablinum, la stanza dedicata all'accoglienza degli ospiti, dove si affacciavano la sala da pranzo, il triclinum, e il peristilum, un giardino circondato da un portico a colonne.
La cucina era uno spazio poco importante in quanto frequentato solo dagli schiavi, ma bagni e cucine erano collegati alla rete fognaria cittadina e ricevevano l'acqua corrente dagli acquedotti. C'erano poi le camere da letto dei proprietari, i cubicoli, e della servitù. I pavimenti delle domus erano ricoperti da mosaici vivaci e le pareti erano affrescate e le finestre avevano i vetri.
Le insule
Le insule erano condomini a molti piani dove si trovavano molte botteghe e appartamenti. Gli appartamenti migliori erano quelli dei piani bassi, generalmente abitati da commercianti e funzionari di ceto medio, man mano che si saliva in altezza gli appartamenti diventavano più piccoli e sovraffollati. Le numerose finestre che si affacciavano sulla strada, alla ricerca di aria e luce non avevano vetri ma imposte di legno. All'interno delle insule si trovava un cortile o un giardino. Le insule non erano servite dall'acqua corrente, eccezion fatta per gli alloggi del piano terreno, e non c'erano camini per il risaldamento a cui si provvedeva con dei bracieri, utili anche per cucinare, mentre per l'illuminazione si utilizzavano le lanterne.
Roma era una vera metropoli, sotto l'imperatore Ottaviano Augusto contava più di un milione e mezzo di abitanti che vivevano per lo più nelle insule, nello stesso periodo se ne contavano 50.000, le insule erano un affare redditizio per gli speculatori immobiliari che le costruivano con legno e materiali scadenti, ma proprio perché erano costruite in legno e sovraffollate da famiglie che si scaldavano e illuminavano gli ambienti con le fiamme vive, erano soggette a frequenti incendi. Se si verificava un'incendio in un alloggio si propagava immediatamente negli alloggi vicini, nei piani sottostanti o sovrastanti per poi estendersi con un soffio di vento alle insule vicine, in questo modo interi isolati se non quartieri potevano bruciare in una notte sola. E sulle ceneri delle insule bruciate, gli edili erano immediatamente pronti a costruire nuovamente insule uguali.
Curiosamente sarà proprio l'Imperatore Nerone, accusato - pur ingiustamente - di aver dato alle fiamme Roma, a riformare la legge urbanistica, stabilendo le distanze minime tra gli edifici e imponendo l'uso di materiali non infiammabili, come il cemento.
Le terme romane
I romani consideravano molto importante tanto l'igiene della persona quanto l'attività fisica, e le terme erano il luogo dove tutti, poveri e ricchi, potevano accedere per fare un bagno caldo o freddo, ginnastica, sauna e massaggi.
Le terme erano luoghi di ritrovo conviviale, occasione per intrattenersi, stringere relazioni e concludere affari.
Le terme più importanti di Roma furono quelle di Caracalla, costruite con impressionanti opere di ingegneria per provvedere alle necessità giornaliere degli abitanti, divise con spazi dedicati alle donne e altri agli uomini. Il bagno alle terme seguiva dei rituali molto precisi, dopo essersi spogliati in appositi locali si accedeva al calidarium, una sala intrisa da vapore caldo dove la temperatura era molto alta, successivamente si transitava nel tepidarium, un locale con temperatura media dove si effettuavano massaggi con l'olio d'oliva e infine si concludeva il percorso nel frigidarium dove si poteva fare un tonificante bagno freddo. Le terme erano riscaldate da un sistema di areazione che faceva ventilare l'aria riscaldata da una caldaia, posta sotto il pavimento nei vari locali, attraverso condutture nei muri. Insomma i romani avevano già il riscaldamento a pavimento!
Tempo libero
I romani amavano le feste e ne avevano tantissime, circa 180 giorni all'anno erano dedicati a ricorrenze religiose o politiche. Anche le normali giornate lavorative, comunque, lasciavano molto tempo libero ai romani (o almeno, ai romani ricchi...) che potevano quindi dedicarsi alle terme e agli svaghi. Oltre a praticare molte attività ginniche e sportive, i romani amavano assistere agli spettacoli delle corse delle bighe e delle quadrighe, carri trainati da 2 o 4 cavalli, che si disputavano nel Circo Massimo.
Nel Colosseo avvenivano invece le battaglie dei gladiatori, schiavi che si sfidavano in lotte all'ultimo sangue o che affrontavano bestie feroci. Altra attività molto apprezzata dai romani era il gioco d'azzardo, principalmente i dadi, questi giochi erano considerati permessi solo durante le feste dei Saturnali ma venivano praticati illegalmente tutto l'anno. Molte fortune si sono create e distrutte in poche ore attraverso il gioco d'azzardo, e molte famiglie sono finite sul lastrico per conseguenza di questa diffusa attitudine romana.
ultimo aggiornamento novembre 2020
Commenti
Posta un commento
E tu cosa ne pensi? Ti va di lasciarmi un commento?