La Colonizzazione Greca
Le poleis greche prosperavano ma dovevano fare i conti con un pesante limite, quello della conformazione geografica del territorio che non permetteva l’espansione e non consentiva di perseguire l’autarchia agricola, ossia una produzione alimentare sufficiente per tutta la popolazione. Naturalmente i greci seppero risolvere entrambi i problemi in modo brillante grazie al commercio, ai trattati diplomatici e, soprattutto alla colonizzazione, una mobilitazione di persone di portata mai vista prima disposta a lasciare la madrepatria per cercare fortuna in territori ricchi di potenzialità.
In tempi di aumento demografico la colonizzazione era l’unico strumento che consentiva di garantire il benessere collettivo, molti, del resto, erano i cittadini disposti a migrare: i contadini senza terra che speravano di poter migliorare la propria situazione economica e sociale, i giovani delle famiglie numerose che non avevano in patria prospettive di ricchezza e i giovani ambiziosi in cerca di nuove opportunità, di fama e di successo. A volte, poi, a emigrare, erano interi gruppi di esponenti politici sconfitti e costretti dai vincitori ad allontanarsi attraverso l'esercizio dell'ostracismo.
Le colonie nacquero quindi come satelliti di popolamento ma divennero ben presto delle città importanti quanto le poleis di partenza potendo contare sull'abbondanza dei territori da sfruttare, ricchi di materie prime.
La colonizzazione greca durò tre secoli, dal VIII al VI aC, riguardò soprattutto le coste del Mediterraneo e del Mar Nero e fu un fenomeno di portata economica e culturale senza precedenti, sia per la vastità dei territori occupati sia per il numero e l’importanza assunta dalle città fondate.
Gli insediamenti delle colonie non furono sempre facili, le lotte con le popolazioni locali furono insidiose, i greci dovettero fronteggiare gli sciiti lungo le coste del Mar Nero, gli Etruschi e i Fenici nel Mar Tirreno e i Celti in Gallia, questi ultimi non permisero mai ai colonizzatori di addentrarsi nel territorio, arginandoli sulle coste. Massalia, per esempio, l’attuale Marsiglia, fondata nel VII secolo aC, pur non potendosi espandere per incrementare le risorse agricole e minerarie, grazie alla sua posizione strategica, divenne un importantissimo porto commerciale.
Le colonie fondate in territorio italico furono una vera risorsa per la Grecia che ne comprese immediatamente l’importanza, i territori dell’Italia meridionale erano più ricchi e con potenzialità ben maggiori di quelli delle metropoli, anche per questo si parla di “Magna Grecia” per identificare le colonie italiche.
In queste zone vivevano popolazioni scarsamente civilizzate, le colonie greche contribuirono in modo sostanziale alla loro evoluzione sociale, sia sotto il profilo tecnologico che culturale, infatti non si trattava di semplici piattaforme economiche ma di vivaci città in cui la vita della metropoli veniva replicata sotto ogni punto di vista.
Le colonie non solo divennero ben presto autosufficienti ma iniziarono anche ad esportare, consolidando il rapporto con le poleis greche ma anche con i locali. Le navi della Magna Grecia iniziarono ben presto a percorrere proficuamente le rotte del Mediterraneo.
La colonizzazione italica bloccò l’espansione degli Etruschi, oltre a limitarne la potenzialità commerciale, e anche i cartaginesi furono danneggiati, prima unici a battere quelle coste e ora costretti a condividerle.
Sorsero quindi i primi conflitti nelle zone di Massalia, Cuma e in Sicilia.
Nel 554 aC Cartaginesi ed Etruschi sconfissero le truppe greche presso la Corsica ma non fu una vittoria definitiva, 80 anni dopo i greci ebbero la meglio nella battaglia di Cuma.
Gli Etruschi accusarono il colpo e dovettero ridimensionare le proprie aspettative, Cartagine fece ricorso al suo spirito a grande vocazione commerciale e accettò di convivere con questa nuova realtà.
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