Gli Ittiti, il popolo che creò un impero grazie al ferro e ai cavalli


Gli Ittiti  (o Hittiti) erano un popolo di origini indoeuropee e di loro non c'è traccia, nella storia, fino al 1650 a.C., quando si insediarono tra l'attuale Turchia e parte della Siria settentrionale.

Fisicamente erano più europei che asiatici, di statura modesta e corporatura massiccia, avevano i capelli chiari, che portavano lunghi, e il volto regolare con il naso dritto. 

Vestivano in modo molto semplice con una tunica su cui potevano indossare un mantello, nelle regioni molto calde erano soliti indossare un semplice perizoma. 

Anche l'abbigliamento delle donne era semplice e consisteva in una veste pieghettata sulla quale portavano una camiciola. Più elaborato l'abito da cerimonia del re, una tunica lunga fino ai piedi ornata e ricamata, accessori per l'occasione erano la barba finta e un copricapo molto stretto. Proprio come gli egiziani,utilizzavano il bistro per truccare gli occhi e difenderli dal sole, dalla polvere o dagli insetti, con il tempo questa abitudine dall'origine sanitaria assunse una valenza più simbolica, legata agli aspetti magico religiosi. Tra gli Ittiti era diffusa l'abitudine di tatuarsi il corpo. 

La storia degli Ittiti si può riassumere in tre grandi periodi:

👉l'età dell'insediamento

👉l'antico Impero

👉Il nuovo impero

L'età dell'insediamento è quella in ombra, le grandi migrazioni  indoeuropee avvennero in generosi flussi e sparpagliarono molti popoli in direzioni diverse, in questa fase gli Ittiti, originariamente pastori nomadi, costruirono la loro identità di popolo in cerca di una casa, che trovarono nell'Asia Minore quando, stabilendosi, fondarono un regno molto potente che aveva la propria capitale nella città di Ḫattuša.


ricerca di storia sugli ittiti

Gli ittiti coltivavano l'orzo (da cui ottenevano la birra), il grano,  la vite, alberi da frutta e ortaggi e producevano olio e latticini

Avevano due tipi di scrittura, una cuneiforme e una geroglifica, i loro "fogli" erano tavolette di legno rivestite di lino su cui spalmavano uno strato di calce per  poi scrivere con un pennello intriso da inchiostro.

A trasformare questi pastori in temibili guerrieri fu una scoperta straordinaria, quella della lavorazione del ferro con cui costruirono lance, frecce e spade ricurve che li resero militarmente molto più forti rispetto ai popoli che combattevano con le armi in bronzo.

Gli Ittiti cercarono di dominare tutta la Mesopotamia ma di fatto riuscirono a conquistare solo Babilonia, intorno al 1600 aC.

Nell'età del Nuovo Impero gli Ittiti si scontrarono ripetutamente con l'Egitto per il controllo della Siria, si trattava di due grandi potenze del tempo e i rapporti che li legarono non furono solo di sangue, alla guerra seguirono anche periodi di pace, celebrati con i matrimoni tra re e principesse dei due popoli, organizzati proprio per consolidare le alleanze. Ma il documento storico che maggiormente rivela i rapporti tra Egizi e Hittiti sono le lettere che una regina (probabilmente, ma non sicuramente, Nefertiti) scrisse al re Hittita per proporsi come moglie di un suo figlio. La regina scriveva di essere rimasta vedova e senza eredi e offriva quindi il trono dell'Egitto ad un principe Ittita, con cui si sarebbe legata in un nuovo matrimonio. "Non mi piegherò mai a sposare uno dei miei servi e ho paura", scriveva, ritenendo quindi un principe Ittita maggiormente degno di considerazione di quanto potesse offrirgli il "mercato" Egiziano. Volete sapere come andò a finire? Il re, temendo una trappola, mandò un ambasciatore a verificare l'attendibilità della proposta, che fu poi confermata. Ma il lungo viaggio di andata e ritorno fece perdere tempo prezioso alla regina impaziente, che poteva contare solo sulle settimane tra la morte del faraone e la sua inumazione nella tomba per cercare un nuovo marito e stravolgere i piani di corte che l'avrebbero spodestata. Quando il re si decise infine a mandare uno dei suoi figli in Egitto per concludere il matrimonio probabilmente i progetti della regina erano già giunti alle orecchie sbagliate, perché il principe partì ma non arrivò mai... Il re ittita era Šuppiluliuma.

Gli Ittiti, culturalmente, si comportarono come delle spugne e assorbirono religioni e miti dei popoli che sconfissero, erano chiamati il popolo dei mille Dei e oltre ad inglobare tutte le varie divinità che potevano incontrare, fecero loro anche i racconti mitologici di Babilonia, come quello di Gilgamesh.

L'organizzazione politica

Le città-stato degli Ittiti erano governate da un re-sacerdote, proprio come i primi Sumeri, ma il sovrano ittita non era l'intermediario tra la divinità e l'umanità, veniva considerato il servo degli dei e le imprese del re erano tributi alla divinità, le città conquistate erano ringraziamenti votivi per gli dei.

Il palazzo reale era anche tempio, e sorgeva intorno ad un cortile circondato da numerose stanze tra cui la sala del trono e la cella che conteneva la divinità protettrice.

Gli Ittiti erano molto abili con la pietra, sapevano lavorarla con grande maestria per costruire fortificazioni inattaccabili che cingevano le città, proteggendole da qualsiasi attacco. 

Anche l'arte si manifestò in modo imponente, con sculture massicce che rappresentavano animali e sovrani.

Tecnologia

In realtà, le conquiste degli Ittiti furono dovute alla lavorazione del ferro, un'innovazione tecnologica custodita nelle mani dei fabbri ittiti che dovevano mantenerla segreta, pena la morte. Un po' come accadrà, molto tempo dopo, a Venezia per i maestri vetrai.

I cavalli e l'oro

Altra carta vincente degli Ittiti erano i cavalli, furono loro a introdurli in Mesopotamia, arrivando con i carri da guerra con le ruote a raggi, un binomio eccezionale che li rendeva straordinariamente veloci e pericolosi. In Mesopotamia non portarono solo guerra e distruzione, oltre ai cavalli... portarono anche l'oro!

La scoperta del popolo degli Ittiti è recente, fino al 1900 erano praticamente avvolti nel mistero e fu solo per un caso fortuito che uno scavo archeologico nella città di Boghazkòy (ossia l'antichissima Ḫattuša) riportò alla luce proprio l'archivio reale, una fonte inestimabile di informazioni per ricostruire le vicende di un popolo poi improvvisamente scomparso, probabilmente per gli attacchi degli Achei.

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