L'Imperatore Nerva e il principato d'adozione


Nerva fu nominato imperatore nello stesso giorno in cui fu assassinato Domiziano, fortemente voluto dal senato era un uomo di ormai settantanni con un passato senatorio e consolare, uomo di cultura con un carattere mite e moderato.
Nei due anni in cui regnò (96-98 dC) cercò di guarire le ferite che Domiziano aveva aperto con il senato e con la popolazione, scongiurando così una possibile guerra civile, restituendo innanzitutto ampi poteri e dignità al Senato. Per Roma furono due anni intensi di una sana politica economica volta ad accontentare tutti.
Richiamò tutti i cittadini fatti esiliare da Domiziano, restituendo loro le proprietà, cessò le persecuzioni contro i cristiani, abolì la tassa imposta agli ebrei dopo la distruzione del secondo tempio di Gerusalemme per mano di Tito, abolì i processi per lesa maestà e la tassa di successione sul patrimonio, distribuì molti terreni pubblici alle fasce più povere della popolazione finanziando l'operazione di tasca propria, aumentò la distribuzione di grano al popolo, trasferì le spese di manutenzione delle strade all'amministrazione centrale, alleggerendo così i piccoli centri che prima erano chiamati a farvi fronte e dispose la manutenzione degli acquedotti, indispensabile per la vita di città.
Ma il suo merito più grande, quello che gli è valso il titolo di Imperatore innovatore, fu l'introduzione del principato d'adozione, ossia la designazione pubblica, avallata dal Senato, del successore, una persona scelta per i propri meriti e le proprie capacità e non una persona di famiglia.

In questo modo l'Impero cambiava aspetto, se un imperatore doveva esserci almeno era scelto con criteri condivisi per individuare una persona saggia ed equilibrata, ferma ma tollerante.
E il successore che scelse Nerva fu Marco Ulpio Traiano.

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