Le persecuzioni dei cristiani nell'Impero Romano


Il cristianesimo si era diffuso ai margini della società imperiale, abbracciata principalmente dalla popolazione più umile e sottomessa, l'élite culturale non solo non la comprendeva ma iniziò a guardare con estrema diffidenza ai comportamenti delle comunità cristiane, fraintendendoli apertamente.

Atteggiamenti e fraintendimenti tra pagani e cristiani

I cristiani erano completamente disinteressati alla vita pubblica, non si occupavano di politica ma si concentravano esclusivamente sulla vita spirituale tanto da rifiutarsi di svolgere il servizio militare, ossia uno dei pilastri su cui si reggeva l'Impero sin da quando era ancora una monarchia... assenti nei momenti di celebrazione culturale tradizionali, di fatto avevano un atteggiamento civico apatico mal visto.
I fraintendimenti, che portarono a disegnarli come una setta superstiziosa in cui venivano praticate promiscuità intime tra consanguinei e addirittura il cannibalismo possono sembrare macroscopici abbagli di miopia oggi: si chiamavano tra loro fratelli e sorelle, come membri di una famiglia divina (e non come possibili figli di comuni genitori) e nelle celebrazioni praticavano l'eucarestia, ossia la simbolica mensa con il corpo di Cristo, e non ovviamente con carne umana...

Probabilmente se l'emarginazione sociale fosse stata minore, questi equivochi non si sarebbero diffusi tanto largamente nella popolazione pagana che assistette alle tante persecuzioni perpetrate a danno dei cristiani da vari imperatori, mosse da motivi politici e opportunistici.

riassunto sulle persecuzioni dei cristiani nell'Impero romano

Nerone nel 64 dC attuò la prima persecuzione ufficiale contro i cristiani, il capro espiatorio perfetto per sviare i sospetti sulla sua persona, accusata di aver bruciato Roma...

Traiano dovette gestire le turbolenze nelle province, non si scagliò ufficialmente contro i cristiani in una persecuzione di massa ma li rese passibili di condanna a morta se condannati in forma non anonima.

Nel 250 dC con Decio inizia un aspro periodo di persecuzione, l'imperatore ordina ai sudditi di dimostrare la propria fedeltà allo Stato compiendo un sacrificio pubblico, di fronte a funzionari statali e a seguito del quale sarebbe stato rilasciato un lasciapassare a garanzia della buona condotta religiosa, per chi si rifiutava c'era la pena di morte...

Valeriano negli anni 257 e 258 attacca direttamente l'economia dell'istituzione cristiana, confiscando i beni dei vescovi, che saranno restituiti due anni dopo con l'editto di Gallieno a cui seguiranno una quarantina d'anni di pace tra le diverse comunità religiose.

I cristiani torneranno ad essere duramente perseguitati sotto Diocleziano, nel 303, che vede nel cristianesimo, ormai la religione più diffusa nell'impero romano d'oriente, un potenziale nemico per la stabilità dell'impero. Quella di Diocleziano viene chiamata la Grande persecuzione durante la quale le chiese furono abbattute, i libri sacri distrutti e alle persone fu imposto l'obbligo di adorare i dei pagani.


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