Le frontiere dell'Impero romano e la vita militare di frontiera


Nei secoli della Pax Romana la politica imperiale non fu aggressiva ed espansionista, a parte sporadici episodi (la conquista della Britannia nel 43 dC e della Dacia nel 106 dC) il nemico principale di Roma era l 'Impero Persiano ma il pericolo più concreto era rappresentato dalle incursioni dei popoli barbari attratti dal benessere e dalla ricchezza dell'impero. 

La minaccia dei barbari

Le tribù più temibili erano quelle germaniche provenienti dalla Scandinavia tra cui Goti, Vandali, Franchi e Burgundi.
I Goti sin dal III secolo dC erano divisi nel popolo dei Visigoti, che occuparono il territorio tra il Danubio e il Dnestr, e gli Ostrogoti, che occuparono i territori a sud e a est del Dnestr.
I Vandali, provenienti dallo Jutland avanzarono attraverso la Germania orientale e la Polonia, penetrarono in Gallia e raggiunsero la Spagna, qui crearono una propria potente flotta che permise loro di controllare la costa nord africana. 
Anche i Franchi erano un popolo di origine germanica, relativamente pacifici, occuparono il Belgio e e la Francia nord Orientale. I Franchi fonderanno una dinastia destinata a regnare a lungo sui territori occupati dopo il crollo dell'Impero Romano d'Occidente.
I Burgundi provenivano dall'isola di Bornholm e occuparono la Renania, diverranno noti soprattutto per la sconfitta subita da un esercito unno al servizio dei Romani ricordato come il Nibelungenlied.


Come si viveva lungo le frontiere romane, lo sviluppo delle cittadelle e vita militare

Come si viveva lungo la frontiera romana

Le frontiere europee dell'Impero si estendevano per oltre duemila chilometri, le legioni che le presidiavano erano inizialmente composte da cittadini romani mentre le forze ausiliarie erano composte dai locali.

La vita militare negli avamposti di frontiera non era spiacevole, venivano costruiti edifici in muratura e gli insediamenti militari richiamavano molti civili, si creavano così delle piccole cittadelle confortevoli, con anfiteatri e terme.

Una particolarità dell'esercito romano era il fatto che i matrimoni contratti dai soldati non erano considerati legalmente validi e solo dopo il congedo i militari potevano effettivamente insediarsi sul territorio con le loro famiglie di fatto.

Man mano che la prosperità dell'Impero cresceva, i cittadini romani cercavano di evitare il servizio militare mentre, parallelamente, la necessità di difendere i confini si faceva sempre più pressante.

La frontiera più calda era quella lungo il Danubio, dove fu costruito un reticolato di forti dotati di punti di osservazione, mura difensive e fossati, la richiesta di soldati dell'Impero raddoppiò e poter far fronte alla necessità di aumentare l'apparato militare si concesse a molti barbari di risiedere nel territorio dell'Impero e di prestare servizio in qualità di federati.

La variabile imprevista fu però principalmente una... gli Unni!

Il primo Unno a minacciare l'Impero Romano fu Balamber, ma gli storici sono stati avari di informazioni e di lui non sappiamo molto, sappiamo di più di Ulde, l'ambizioso principe Unno che all'inizio del V secolo riuscì a passare il Danubio. E sarà infine Attila a far vacillare definitivamente l'Impero.


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