Che fine ha fatto l'oro degli Unni?


L'oro era importantissimo per l'economia unna, preziosa merce di scambio, strumento di potere e ricatto e, naturalmente, materia prima per le arti decorative, e gli Unni erano molto abili a procurarsene in grandissime quantità,  una volta fu "donato" loro, in segno di tributo bizantino, un grande letto d'oro finemente decorato...

Ma che fine ha fatto l'oro degli Unni?  perché le testimonianze raccolte nei musei sono relativamente poche rispetto al volume d'oro che sicuramente dovevano trattare...

E' curioso scoprire come questi, pur pochi, reperti, sono emersi...

Il vigneto d'oro

Nel 1926 una contadina si recò a Seghedino da un gioielliere con dell'oro, spiegando di averlo trovato in un vigneto, il gioielliere analizzò il reperto e intuendone l'origine coinvolse il direttore del Museo locale, all'epoca Ferenc Mora, uno dei maggiori letterati e umanisti ungheresi del tempo, che riconobbe in quell'oro la testimonianza del passato Unno, avviando una ricerca presso il vigneto indicato dalla donna. In pochi anni di scavi, alcuni assolutamente superficiali, emersero centinaia di oggetti d'oro: coppe, medaglioni, coltelli, accessori per il cavallo. 
Quella contadina non era stata semplicemente fortunata, era ormai una consolidata tradizione locale, quando occorreva reperire denaro, andare in quel determinato posto per cercarlo, generazioni di contadini ungheresi l'hanno fatto per secoli, senza mai esaurire quel tesoro nascosto, senza mai volersi impossessare di tutto l'oro unno che la terra, generosamente, ridistribuiva a distanza di secoli.
Alcuni di questi oggetti, poi, sono riapparsi misteriosamente nei musei occidentali pur non avendo un "pedigree" che ne sostenesse la provenienza e dunque l'autenticità.

La difesa dei reperti aurei unni nella seconda guerra mondiale

La curiosa storia dei vigneti traboccanti d'oro in Ungheria
L'oro recuperato dal direttore del museo di Seghedino, invece, ha dovuto superare altre prove prima di giungere fino a noi, ovvero la seconda guerra mondiale....

Un'armata sovietica penetrò in Ungheria e il nuovo direttore del museo pensò di dover nascondere l'oro per difenderlo, lo nascose quindi in una carriola dove aveva riposto anche una macchina da scrivere e alcuni oggetti personali. Partì a piedi e dopo poco tempo incontrò l'armata sovietica che lo alleggerì della macchina da scrivere e dei suoi beni personali, ignorando i reperti che erano stati abilmente nascosti in pani ammuffiti talmente disgustosi da non incuriosire nessuno... Quando, ristabilito l'equilibrio in Ungheria, il direttore vi farà ritorno con i reperti Unni sarà accusato dal governo filo sovietico di aver trafugato beni storici all'estero, e sostituito con un altro funzionario.

Oggi questi antichi, preziosissimi reperti sono costituti in una cassaforte a cui pochissime persone hanno accesso.

La tomba di Attila e i tesori che racchiude

Se alcuni reperti, più o meno legittimamente sono stati recuperati e restituiti alla visibilità del mondo, quando non sono regrediti allo stato di lingotti, molti tesori, i più preziosi, sono ancora gelosamente custoditi nella terra, o forse nel letto di un fiume.
La tomba di Attila infatti non è mai stata trovata, e seppure l'area di ricerca possa essere abbastanza vasta da scoraggiare i cacciatori di tesori inesperti, la tecnologia attuale e le informazioni di storici e archeologici potrebbero sicuramente aiutare a individuarla. Attila era un grande Re e come tale fu sepolto con i gioielli e i tesori più preziosi ottenuti con le sue campagne (e la campagna italiana fu particolarmente ricca) e dai manufatti più pregevoli prodotti dagli orafi unni appositamente per lui. 
Considerando che la gloria degli Unni si deve principalmente ad Attila e ai suoi 8 anni di regno, nella sua tomba sono sicuramente conservati reperti di inestimabile valore. 

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