Quando Augusto muore Tiberio è già un uomo maturo con una solida esperienza da generale sui campi di battaglia, di carattere schivo e diffidente non è a suo agio nell'ambiente di corte, dove del resto viene ostacolato in tutti i modi.
Nonostante l'avversione del Senato, Tiberio fu un imperatore capace e ottenne grandi risultati, scelse di consolidare i confini dell'Impero, senza espanderli ulteriormente ma fronteggiando i barbari e i Parti, amministrò le pubbliche finanze in modo oculato, arricchendo l'impero.
Da uomo poco avvezzo agli intrighi di corte, però, si lasciò influenzare troppo dal capo dei Pretoriani, la milizia imperiale, e cadde nella trappola di non vedere nel suo consigliere Seiano l'ambizione di chi ordiva intrighi per cercare di prendere il suo posto.

Seiano portò Tiberio a vedere complotti ovunque e lo spinse a reagire in modo energico, firmando un bel mucchio di condanne a morte, tutte di nobili potenzialmente papabili in linea di successione, fino a quando non fu chiaro il disegno di Seiano che finì a sua volta condannato, nel 31 dC.
E' sotto l'impero di Tiberio, che pur si faceva chiamare principe e non imperatore, che Gesù Cristo fu condannato a morte a Gerusalemme.
Quando, nel 37 dC, Tiberio morì Roma si sentì liberata da un peso, i timori, le oppressioni, le repressioni scaturite dagli intrighi avevano avvelenato profondamente lo spirito di corte e il senato si sentì profondamente sollevato nel cercare un nuovo successore...
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